C'è quella poesia di Rafael Alberti che da sempre risuona nella mia testa. Forse ero destinata a vivere su un'isola, forse ero destinata a sentire, pur poi immersa nell'acqua, quella inspiegabile nostalgia per il mare che non si ferma neppure se lo si sta contemplando. E' come un'ipnosi, un'energia troppo forte che ti risucchia in riva o su uno scoglio e ti blocca lì, stuck in the middle. "El mar. La mar. El mar. ¡Sólo la mar! ¿Por qué me trajiste, padre, a la ciudad? ¿Por qué me desenterraste del mar? " Ecco, queste rime io mormoro ogni volta che al mare riesco ad andare e quando lo devo lasciare, io che ormai vedo acqua sempre, sempre il mare, sempre odore di salsedine nelle narici, sulla tela dei vestiti, nei capelli. L'aria salmastra che si respira qua, sulle coste della Sardegna, è qualcosa che ho sempre cercato, è ovvio. Ma non perchè ho vissuto gran parte della mia vita in una città perdendo gran parte di uno dei sensi più importanti, l'olfatto, bruciate le narici da un'esposizione troppo assidua allo smog. Ma perchè c'è chi nasce isola, e in quanto isola, nasce acquatico. Ed essere o non essere un'isola nella vita, conta. Non credete che a tutti i Sardi piaccia il mare, questo è il primo punto. Ce ne sono davvero molti che preferiscono il fresco dell'entroterra, le meravigliose montagne del Gennargentu ("la porta d'argento") e del Supramonte. Anche la cucina sarda rispecchia quest'orientamento: è prevalentemente una cucina di terra, con i suoi maialetti arrosto, i dolci di mandorle e il buon vino rosso. I Sardi che amano il mare, sono tanti quanti i cittadini che lo amano, fra gli altri cittadini. Perchè quello che accomuna queste persone non è il fatto di essere nate in Sardegna o a Torino. E' il fatto di essere cresciuti con questa malinconia un po' africana e un po' brasiliana per l'acqua, sicuramente amniotica, e da essa non essersi più riusciti a staccare. Essere isole significa anche guardare il mare con malia e con paura. Un ossimoro emozionale che poi ha fatto l'antropologia di tanti Sardi, stretti fra la voglia di andare oltre le loro coste e la paura di quello che dal mare è sempre arrivato e spesso non ha fatto loro del bene. Qualunque sia la vera ricostruzione storica della bandiera dei quattro mori sarda (successiva a quella arborea dei tempi dei Giudicati) comparsa in epoca aragonese, possiamo sicuramente dire una cosa: in Sardegna la bandiera popolare raffigura i mori che attaccavano i territori aragonesi e dunque porta in sè, nel senso di appartenenza all'Isola, proprio quei nemici che venivano dal mare. E' un ossimoro anche la bandiera. Essere isola significa anche chiudersi in quel mare, sentire fortissimo e come caratterizzante quel senso di comunità e di appartenenza ad una sola ed unica genia autoctona - nonostante lo stesso popolo sardo, investito da tantissime ondate colonizzatorie sia un melting pot di genti mediterranee. In Sardegna chi non è Sardo è accolto, ma forse mai davvero integrato, perchè c'è sempre il senso del mare che divide chi è nato sull'Isola e chi è arrivato da dove. E' pur vero che nell'Isola esistono altre isole, ovvero un campanilismo sfrenato, derivante probabilmente dal sistema cantonale dei Nuraghi che non si è mai davvero sopito e che ancora oggi crea quel senso di alterità fra un paese ed un altro, seppure siano a pochi chilometri di distanza. Insomma, qua essere Isole è un tratto dell'anima oltre che antropologico, che investe i Sardi, ma anche coloro che, come me, forse un po' Sardi lo sono sempre stati. Le spinte indipendentiste (Sardinia non esti Italia) si scontrano con le storie di tanti Sardi che hanno fatto fortuna all'Estero e che da lì non vorrebbero mai tornare. O di Sardi che si sono affermati fuori dall'Isola, ma poi vi hanno riportato nel tempo i loro saperi vivendo sempre in viaggio sul mare (penso, fra i tanti, a Paolo Fresu che vive a Parigi, ma ha pensato un Festival musicale nel suo piccolo paese natale, Berchidda, che porta in Sardegna ospiti di levatura internazionale). Alla fine di tutto, comunque, una cosa è sicura: il mare allevierà sempre ogni nostra pena con il suo ritmo di nenia, la sua energia esistenziale, le sue meraviglie sottomarine ed il suo sale.
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Agosto 2019
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