Un blog è sicuramente una vetrina di se stessi. Una piccola scintilla di innocente megalomania e di egocentrismo in questi tempi di selfie frenetici e di sovraesposizioni da social media. Ma se colui che scrive un blog, lo scrive senza selfie e senza impatto massivo sui social, solo per il puro piacere di regalare emozioni del proprio vissuto, allora siamo nell'arte della fotografia. Dello storytelling. Del raccontare con parole ed immagini la Vita. E va benissimo. Aprire un blog tra l'altro è un'operazione piuttosto semplice e spesso gratuita. Molti CMS danno uno spazio gratuito alle proprie idee, anche se sicuramente quelli ad oggi più usati sono Wordpress e Weebly (qui leggete un post dal mio blog per l'appunto su www.lisola.weebly.com). Come in tutti i progetti bisogna pensare ad una pianificazione organizzata di forme e contenuti che si vorranno trasmettere perché siano appetibili ed interessanti non solo per noi. Ovviamente queste linee guida ed ispirazioni non vogliono raccontate le mille tecniche professionali di chi fa dei blog un lavoro come quello degli esperti di content/inbound marketing. Piuttosto, vogliono dare degli spunti a coloro che vorrebbero iniziare a scrivere un blog, ma non sanno proprio che post prendere. Iniziate da queste domande:
Se l'obiettivo del progetto del blog è basilare, più importante risulta oggi, nelle nuove leggi del marketing, pensare alle persone che ci leggeranno. La spiegazione è semplice: se scrivo solo per me cose che piacciono solo a me come se fosse un monologo o, meglio, un soliloquio, non solo passerò per una narcisista, ma il mio blog potrebbe non interessare a nessuno e avere poche visualizzazioni e, orrore degli orrori, ancora meno utenti unici. Le persone che ci leggono, il nostro target, sono anche chiamate "buyer personas", ovvero dei compratori di emozioni e parole. Chi sono dunque? Dobbiamo effettuare una cosiddetta "segmentazione della clientela" in modo da individuare la loro vera natura, i loro interessi/motivazioni/problemi e spingerli a compiere un'azione, ovvero attuare sul nostro blog ciò che li condurrà al nostro obiettivo. Se il mio obiettivo con il mio blog è organizzare gite in montagna, dovrò prima capire chi potrebbero essere i miei clienti (appassionati di trekking? Pensionati in cerca di gite domenicali?) e quindi a seconda delle loro necessità specifiche (l'appassionato di trekking vuole gite organizzate da professionisti, il pensionato si accontenta di una guida turistica, ad esempio) far sì che, coinvolti con informazioni interessanti sui canali social giusti, clicchino sul mio blog per acquistare la mia escursione domenicale. OBIETTIVO ↓ A CHI? TARGET BUYER PERSONAS → SEGMENTAZIONE DEL TARGET → QUALI SONO I LORO INTERESSI →SPINGERLI A COMPIERE AZIONE SU NOSTRO OBIETTIVO ↓ COME RAGGIUNGERLI → SOCIAL MEDIA E SOCIAL NETWORK ↓ CON QUALI CONTENUTI → INFO INTERESSANTI RAGGIUNGERLI Come dice Meerman Scott: "il web è un enorme focus group di feedback" per cui non sarà difficile capire da qualche rapida ma seria indagine di mercato su internet cosa davvero cercano le persone relativamente all'argomento che vogliamo trattare. Sarà importante poi decidere, visto che il blog è sicuramente un nostro biglietto da visita nel mondo, non solo i colori, i caratteri e la struttura base di ciò che si vede effettivamente a video, ma soprattutto, la nostra thought leadership, il valore che noi portiamo sul mercato. Ad esempio potremmo voler portare: esperienza ed affidabilità. O autenticità. E' importante che quello che trasmettiamo e come lo trasmettiamo (il tone of voice, il tono della voce) siano scelti con cura. E' il viatico del nostro progetto nel mondo virtuale. Poi inizieremo a scegliere fra gli strumenti di buzz (il rumore che diffondiamo nel mondo virtuale) o, per dirla con un geniale gioco di parole in inglese, di word-of-mouse (si gioca sul significato di word-of mouth=passaparola), quelli che ci sembra adeguato aggiungere al nostro blog. Ne cito alcuni:
Ed i social (non tutti mi raccomando, ogni social ha la sua peculiarità ed il suo linguaggio ed è dunque adatto o meno ad un certo tipo di prodotto/progetto):
Sarà utile, già dall'inizio, organizzare tutti questi spunti in un calendario/agenda in modo da pensare il vostro blog in maniera disciplinata e cronologica (quando scrivere quel post o quando mettere su quel video) così da divertirvi, ma anche da non perdervi nella pigrizia. Un buon blog produce almeno due post a settimana e tanto buzz intorno. (poi non dite nulla a me, sono la prima a perdere ogni tanto la costanza creativa, è la legge dell'Arte!). Ad esempio potreste produrre un post ogni giovedì (studi dicono che è il giorno in cui si legge di più...) e la famosa newsletter mensile. Ora iniziamo a scrivere il primo post. Headline/Titolo. Fase importantissima e studiatissima, visto che le persone spesso leggono solo questo e, se interessate, poi cliccano sul contenuto del post. Studi di marketing ci dicono che i titoli più letti sono quelli che iniziano per queste parole, o formule o liste magiche:
Se azzeccherete il titolo giusto, avrete tantissime letture e tantissimi utenti unici, oltre che la soddisfazione di veder vivere il vostro blog. Ed il contenuto post perfetto? Corrisponde, in linea di massima, a queste indicazioni:
Applauso web. Siate però coerenti con voi stessi: se volete scrivere un blog per pura velleità amatoriale, tutte queste linee guida di marketing saranno per voi più un intralcio che uno strumento. Vi sembrerà di togliere spontaneità ed autenticità alla vostra voce. Quindi decidete da subito che tipo di impegno vorrete intraprendere. In qualche maniera, d'altronde, voi siete il vostro blog. Buona scrittura! Buon storytelling! #to read
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"Noi rimaniamo qua a presidiare il territorio", sento dire ad un abruzzese dopo le ultime scosse di terremoto intendendo l'importanza di rimanere la', a guardia delle bestie e degli alberi e del cielo e delle stelle, senza scappare, senza abbandonare. Presidiare il territorio e' una dichiarazione d'intenti che rimarrà scolpita nel mio cuore per molto perché mi ha spiegato, con la sua schietta verità, perché molti, pur vivendo in territori remoti, disagiati e, a volte, maledetti, dove nulla sembra andare avanti se non il ripetersi ciclico delle stagioni, non se ne vanno. Non abbandonano i remoti paesi natii, no, perché sentono di essere non solo abitanti di quel luogo, ma di ricoprire una carica ben più nobile: sentono di esserne i guardiani. Di essere stati eletti dalla Vita a proteggere quelle lande desolate e difficili altrimenti lasciate a se stesse o, nella peggiore delle ipotesi, ad esseri umani interessati a depredarle o a sfruttarle. Abitare in luoghi remoti in Abruzzo o in Sardegna vuol dire, oggi, non piegarsi al canto delle sirene cittadine, alla vita più facile e più ricca di opportunità. Vuol dire attaccarsi come un albero con le radici alla propria terra e, come un albero fa con le radici, non lasciare che quella terra smotti, che si perda. Vuol dire conservare tradizioni e lingue che fanno la bellezza di quei luoghi. Vuol dire sentirsi responsabili della terra e del mare che ci ha messi al Mondo. Vuol dire mantenere una promessa che si e' fatta ai profumi e ai colori che ci hanno cresciuto. Vuol dire impegnarsi, annaffiare, curare, lottare. Essere fieri, forti. Guardare le difficoltà e non scappare. Ode a coloro che non abbandonano i remoti paesi natii. E' cronaca che il Sulcis, da me amatissimo per ragioni private, nonostante un centinaio di migliaia di abitanti su un pezzo di terra fertile nutrita di lembi di mare spettacolari, vigneti a piede franco, resti archeologici millenari, grotte meravigliose e profumi intensi di una rigogliosa vegetazione, sia ancora una volta annoverata fra le province più povere d'Europa. C'è chi dice la più povera. Cosa è andato storto? Come è possibile che si sia arrivati a tutto ciò dopo decenni di chiacchiere e riflessioni sulla riqualificazione di un territorio per breve tempo vocato all'industria, ma oggi aperto a qualunque opzione produttiva date le sue enormi potenzialità? Il flusso migratorio che ogni mese vede partire centinaia di giovani sardi verso il Continente, l'Europa o il Mondo, è impressionante. Lo raccontano in maniera goliardica, i numerosissimi circoli dei Sardi che ci sono sparsi in ogni città del globo, i cognomi che spesso ritornano nelle nuove generazioni nate altrove, ma di chiara desinenza isolana. Anche quelli meno ravvisabili come il cognome dei miei vicini di casa d'infanzia, i Signori Mascia, che noi leggevamo con l'accento sulla a, a mò di "àscia", ma che oggi so si legge mascìa, con la "sc" di "scevro" e l'accento sulla i. Allora, ode a coloro che non abbandonano i remoti paesi natii, che provano a creare innovative start-ups: birrifici (Birrificio Rubiu), conserve di frutta (Bon'ora Conserve), cooperative di escursioni turistiche (Bitan Daily Tours), bed&breakfast ecologici e vegani (B&B Gaulos), autonoleggi (Sulcis Autoservizi), borse (Carlottina Lab Borse) e gioielli artigianali (La ragazza del Fico d'India gioielli). #toread Addio, Angelo Ferracuti, Chiarelettere - Il romanzo della fine del lavoro. |
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