Noi siamo partiti da Santa Maria Navarrese, la marina di Baunei, paesino ormai vocato al turismo di massa, con infiniti B&B e case vacanza ed alberghi, ma ancora strettamente legato, come l'entroterra di cui è appendice a mare, alle tradizioni ogliastrine. Fra i costumi dei bagnanti e i tanti locali all'aperto, ogni tanto si scorge qualche signora sarda ancora in abito tradizionale nero andando a sa missa (alla messa). Ciò che nasconde questa parte di Sardegna è uno scrigno di cale dai ciottoli bianchissimi o dalla sabbia dorata e lunghissime grotte dove un tempo risiedevano gli ormai mitologici buoi marini, raggiungibili per due vie. Dal Golgo di Baunei, altopiano imperioso da cui come tante liane, si diramano sentieri più o meno impegnativi a mare (famoso è il Selvaggio Blu, trekking esperienziale ed emotivo che dura una settimana organizzato per camminatori esperti che vogliono anche dormire in questi posti suggestivi); o dal porto di Santa Maria Navarrese o di Arbatax dove imbarcazioni di ogni tipo ogni giorno, vento e mare permettendo, partono per scavallare la prima roccia, sa Pedra Longa, e portarvi a Cala Golortizè, Cala Luna, Cala Sisine, Cala Mariolu (forse la più suggestiva per via del colore dell'acqua riflessa dai ciottoli bianchi). E' un concentrato di Natura incontaminata in una manciata di chilometri. Vale un weekend, ma c'è chi dice che non basti una settimana. #toSleep La zona è piena di B&B, alberghi, case vacanza. Io ho un piccolo posto nel cuore per il B&B la casa di Tina: www.lacasaditina.it/ oppure dormite sul Golgo presso il rifugio della Cooperativa Goloritzè http://www.coopgoloritze.com/rifugio-altopiano-golgo/ #toEat E' una storia incredibile quella di Mec Puddu's a Santa Maria Navarrese citato in giudizio da MacDonald's per l'assonanza del nome, fatevela raccontare: https://www.facebook.com/mecpuddus/ #toBusTrain La zona è servita dai bus regionali www.arst.sardegna.it/
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Sull'Isola piove oggi, così, di mezza estate, a dar da bere ai campi assetati e a ricordare a noi altri, che l'estate qua dura spesso anche fino ad ottobre, ma che una sosta dalle lunghe nuotate, a volte, ci vuole.
Serve a sviluppare la pazienza ed il desiderio di andare al mare. Chiusi gli ombrelloni, che si aprano i libri. Ecco una decina di libri con cui iniziare la conoscenza della letteratura sarda che è molto ben più vasta di quanto possiamo o possiate pensare. Non è una classifica, ma un elenco di pensieri, alcuni recensiti, altri che attendono (anche da voi!) recensione. 1. Flavio Soriga - Sardinia Blues Se è vero che un libro non si giudica dalla copertina (you can't judge a book by looking at its cover, dicono gli anglofoni), è pur vero che, se i libri di Soriga non avessero copertine, la sua prosa ritmica, sincopata, melanconicamente jazz, sarebbe riconoscibile comunque. Ed è qualcosa di speciale perché, fra tante opere letterarie che oggi giorno si sfornano attraverso qualunque canale editoriale, poche sono le voci così chiare, autentiche, con una loro identità definita. A leggerlo ti sembra di conoscerlo Flavio, è lui, non c'è dubbio, l'amico di Uta che però vive pure a Roma, quello simpatico, irriverente, sarcastico, con questa amore dolce amaro per la sua bellissima isola. Sardinia Blues è il Passavamo sulla Terra leggeri moderno. In questo libro ci sono tutte le verità, tutti gli umori, le gioie e le delusioni dei giovani Sardi. Questo attaccamento viscerale alla loro terra, ma anche la dannata voglia di fuggire perchè altrove c'è tanto, troppo, altro. E' un salto profondo nella cultura isolana, di cui forse, chi non conosce ancora l'isola, potrà percepire solo una parte. Ma è sicuramente il modo migliore per comprendere, senza mezze misure, quello che succede in Sardegna. "Carattere degli abitanti: docile, tasso di criminalità: basso, organizzazioni del crimine: non presenti, tasso di noia: infinito, tasso etilico medio nella popolazione di sesso maschile: assurdamente elevato, possibilità di lavoro in zona per un laureato di trent'anni: assurdamente basse. (...) Eppure è un paradiso, in un modo che i turisti non sanno, se resisti i mesi d'inverno freddo, se non ti suicidi di noia a febbraio, è il paradiso del non esistere." "(...) Ma mi hanno detto che se non conosci qualcuno del posto è pericoloso, è vero? (...) Io ho continuato a fumare e mi risuonava quella domanda nelle orecchie e pensavo a cosa potevo risponderle senza essere scortese e avevo appena fatto l'amore con lei ed era stato molto bello e allora le ho detto Hai ragione, è meglio se conosci qualcuno, le ho detto, Però comunque al mare è più tranquillo, se vieni a trovarmi al mare vedrai che non sarai troppo in ansia, è improbabile che i banditi attacchino le case al mare, sai, agiscono di preferenza sui monti, nella costa si vive abbastanza sereni, così le ho detto, perchè non avevo voglia, non avevo la forza, di combattere in cinque minuti contro secoli di luoghi comuni (...) " 2. Milena Agus - Mal di Pietre Con la sua scrittura lieve e fanciullesca, Milena Agus ci racconta la storia di sua nonna che, in tempo di guerra, un po' matta e per questo bagaria (zitella), cede ad un matrimonio che le dia indipendenza e stabilità. Malata di reni, di mal di pietre, incontra in Continente, durante un soggiorno termale, il Reduce, per cui proverà finalmente il vero Amore. Nello sfondo, la Sardegna rurale e la vita più borghese di Cagliari, il bombardamento del '43, e la seconda guerra mondiale. Un romanzo che si legge con gli occhi spalancati ed il sorriso dolce amaro. "(....) perché era così ingiusto da negarle la conoscenza dell'amore, che è la cosa più bella, l'unica per cui valga la pena di vivere una vita in cui ti alzi alle quattro del mattino per le faccende domestiche e poi vai nei campi e poi a scuola di ricamo noiosissimo e poi a prendere l'acqua da bere alla fontana con la brocca in testa e poi stai sveglia tutta una notte intera ogni dieci per fare il pane e poi tiri su l'acqua dal pozzo e poi devi dar da mangiare alle galline." "(...) e il Reduce nel sonno le rispondeva attraendola a sè e non era distante da lei neppure quando dormiva. Allora nonna prendeva coraggio e si faceva una nicchia nella curva del suo corpo e si metteva da sola il braccio del Reduce attorno alle spalle e la mano sulla testa e l'impressione che le faceva questa posizione mai provata era tale che non riusciva a rassegnarsi a quella cosa, secondo lei senza senso, che è addormentarsi quando si è felici." 3. Marcello Fois - Nel tempo di Mezzo Vicenzo Chironi, arriva in Sardegna dal Friuli per riscoprire la terra di suo padre. Siamo nel 1943 e a Nuoro, dove tutto è ancora arcaico, arrivano sardi dalle città in fuga dalla guerra come Cecilia di cui Vincenzo di innamorerà a prima vista e con cui costruirà una vita familiare fatta di immense gioie e di immensi baratri di dolore. Con una scrittura matura e coinvolgente, Fois, che ha scritto molti altri libri imperdibili come "Sangue dal cielo" e "Stirpe", ci racconta le maree dell'Amore e dipinge con stupore la magnificenza della Natura sarda. "Sollevò lo sguardo per fissare quell'ammasso sospeso sulla testa e si chiese come facesse a reggersi senza un pilastro che lo distanziasse dal suolo. C'era qualcosa di talmente elementare in quel farsi e mescolarsi di elementi gassosi, terrosi, acquosi, che faceva pensare alla notte dei tempi. Sembra il primo cielo della Terra, pensò Vincenzo. Perché era sicurissimo che ci fosse stato un tempo in cui un umano si era dovuto rendere conto di avere un cielo su di sé, un istante certo, ma nono sono tutte istanti le cose che cambiano il mondo? ...ecco pensava a quell'istante, che sicuramente doveva esserci stato, in cui chi abitava la Terra passò dal non aver la minima esperienza di quanto lo circondasse a quando, troppo allibito per sorprendersi, alzò lo sguardo e scrutò il cielo. Non che non lo chiamò cielo, non lo chiamò affatto, ma si disse che comunque era lì, era sempre stato lì, e sempre vi sarebbe rimasto. Sempre. Vincenzo rivisse quell'istante, quasi nascesse in quello stesso momento. Perché quel turgore infelice di nubi fangose, più livide che scure, non erano nient'altro che l'espressione tangibile del suo procedere incerto. Ma di certissimo c'era che una cosa simili non l'aveva vista mai. Un cielo così, mai." 4. Paola Soriga - Dove finisce Roma Ho letto il libro di Paola (sorella del più conosciuto Flavio) per specchiarmi. Io che nata a Roma scrivo della Sardegna, lei che nata vicino Cagliari, scrive di Roma. E' brava, Paola, e anche se la sua prosa risuona della stessa sensibilità familiare che leggiamo in Flavio (simile è soprattutto la posizione dell'aggettivo sul nome che sempre precede invece di accompagnare), la storia di Ida e Agnese a Roma durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, loro che sono arrivate nella grande città a seguito del lavoro di Francesco, marito di una delle due, e là conoscono l'infinità spaziale e di vissuti di una già metropoli, è dolce ed intensa. La Resistenza è sullo sfondo, mentre tracce di storia sono recuperabili dalle vicissitudini delle protagoniste. In tutto rimane uno sguardo isolano, anche con tanto uso del sardo nei dialoghi, di Roma, dei suoi quartieri toccati dalla guerra, della sua vita sempre piena di storie e di personaggi da ogni dove che non si capisce, appunto, dove finisce. 5. Nicola Lecca - La piramide del caffè Si definisce scrittore nomade, Lecca, perchè da Cagliari ha girato l'Europa per trovare una sua identità cosmopolita e da lì scrive libri lievi e speranzosi. Come questo. 6. Sebastiano Satta - Il giorno del giudizio Recitato in questo periodo dal grande Servillo, è uno dei libri totemici della letteratura sarda. 7. Sergio Atzeni - Passavamo sulla terra leggeri Libro indispensabile per conoscere la storia sarda in maniera romanzata ed i tratti antropologici di un'isola con una sua personalissima identità. 8. Michela Murgia - Accabadora Moltissimo è stato scritto su questa figura dell'immaginario popolare sardo, ma la Murgia, dotata di una prosa raffinata, ne narra in maniera magistrale. 9. Angelo Ferracuti - Addio Il Sulcis Iglesiente è la provincia più povera d'Italia, qualcuno dice d'Europa. Ma non lo era fino a trent'anni fa, quando le miniere e le fabbriche pompavano benessere e denaro. Chiuso il polo industriale nulla è rimasto se non un pesante inquinamento ambientale ed una disastrosa disoccupazione. Nessuna alternativa è stata creata dalle Istituzioni (turismo, agricoltura?) se non dalle buone idee di qualche privato locale che lotta per salvare questo bellissimo e selvaggio territorio. Ferracuti scrive un reportage che è un po' racconto storico dei fatti, un po' intervista agli abitanti, per scoprire una lezione di abbandono e di dignità. 10. Cristian Mannu - Maria di Isili Premio Calvino 2015, un libro, come spesso in Sardegna, sulla voglia di emancipazione femminile da un mondo arcaico e predeterminato. Il campo è circoscritto. E lo è perchè l'intenzione non è quella di parlare di migrazioni al femminile tout court, argomento assai interessante, ma trattato da chi, nobilmente, si occupa di cooperazione internazionale o di sociologia, ma è quello di parlare di chi, come me, ha deciso un giorno, di fare un paio di valigie, guardare la casa dove aveva abitato per anni e costruito alcuni percorsi, seguire la scia dell'emozione e non guardarsi (fatalmente) indietro.
L'Amore muove il mondo, i piedi, i cuori, i voli aerei, le navi, i pensieri. Solo nella cerchia ristretta delle mie amicizie posso annoverare la metà delle amiche migrate in un'altra regione d'Italia o all'estero per seguire il proprio compagno o marito. Spesso perchè è l'uomo ad avere la posizione lavorativa più solida e con maggiori margini di crescita professionale che, nel concetto, tutto Mediteranneo, assicurerà alla potenziale famiglia la stabilità economica necessaria. Stabilità economica che, in un mondo ormai liquido, come dice qualcuno, in cui tutto è precario e soggetto ad infiniti cambiamenti, è più un retaggio della generazione dei baby boomers che noi quarantenni, generazione X (al contrario dei ventenni millenials nati e cresciuti con la consapevolezza della mutevolezza della vita, "di doman non c'è certezza"!), ci siamo incaponiti per almeno un decennio a voler assimilare. Poi nel 2008 tutto è crollato e le nostre sicurezze, acquisite dopo gli anni del diploma o della Laurea, sono diventate insicurezze acquisite per gli anni che verranno. C'entra sicuramente anche questo alla base degli spostamenti delle Donne per Amore. Se nulla è più certo e la Vita va ricostruita comunque, allora tanto vale ricostruirla altrove con l'Uomo che Ami, che, almeno lui, dovrebbe essere una certezza. La linea grafica del percorso di tutte le Donne che conosco che sono migrate per Amore o di cui ho letto va così: strappo con la Vita precedente per seguire il proprio amato, con quegli slanci di cui forse solo le Donne sono capaci, consapevoli che poi sapranno poco più avanti iniziare a tessere quella tela di emozioni multitasking per cui legheranno gli affetti del proprio mondo originario a quello che incontreranno; momento di spaesamento dei primi anni nel difficilissimo obiettivo di tradurre (lost in translation!) e decodificare i comportamenti ed i linguaggi del nuovo mondo, momenti in cui si prende anche in considerazione la possibilità di aver sbagliato tutto e che forse si dovrebbe rientrare a casa nonostante e con il beneplacito modernissimo del proprio uomo che di solito è solidamente attaccato al suo lavoro o al suo contesto e di spaesamento neppure l'ombra; concentrazione finale, energia allo stato puro, nel baricentrare la propria vita laddove si è scelto di migrare e nella propria coppia, rassegnandosi per le cose che non sono andate secondo le aspettative e valorizzando quelle che sono andate bene. Una sorta di raggiungimento del picco ascetico. A volte mi chiedo: saranno consapevoli gli uomini di questa forza mostruosa che hanno le Donne di reinventarsi sempre? di tenere tutto in piedi anche con gli affetti sparpagliati per il globo? e di sorridere sempre, pur crollando ogni tanto in quelle isterie che sono semplicemente momenti di stanchezza agonistica? Adoro gli uomini e quindi credo che sì, ne siano consapevoli, ma che ne abbiano anche una pudica venerazione, loro che, magari, a parti invertite, non ce l'avrebbero fatta, mai. Sicuramente in un'epoca ormai di sbalorditive connessioni digitali in cui un messaggio può arrivare da Cagliari a Singapore in un secondo polverizzando fusi orari e valli e monti e mari, il senso di solitudine emozionale è ormai scomparso. Non ci si può sentire sole. Anzi, la rete emotiva di salvataggio delle Donne rimane proprio quella del proprio gruppo di Amiche originarie, inclusa la Mamma e le sorelle, che ci sono sempre pur non essendoci fisicamente. Ci si scambia gioie, dolori, ricette, foto, lavori di traduzione, così come si faceva prima quando si abitava nel proprio paese o nella propria città, pensando a volte che tanto non ci si vedeva poi mica tutti i giorni e quindi cosa cambia mese più mese meno se tanto posso sentirti e scriverti appena voglio. Quello che alle Donne che migrano per Amore però a volte manca è una rete al femminile del nuovo mondo dove si sono trasferite. E non è solo per una diversa mentalità, o lingua, o tradizione. Il problema è più psicologico. La vera Amicizia è un dono raro e il nostro bagaglio affettivo originario che di solito conta un numero di veri affetti come il numero delle dita delle mani, è stato costruito in un lungo tempo, conservando le rarità e scartando le ipocrisie. Quando si migra in un posto nuovo la Vita funziona con gli stessi dettami: l'Amicizia vera capita e non la puoi forzare. Quindi bisogna solo aspettare. Convincersi che qualunque persona si incontri per lavoro o per svago sia un'amica imperdibile è sbagliato e ho sentito di molte Donne che poi si sono sentite tradite da persone a cui avevano attribuito sentimenti diversi da quelli di una semplice conoscenza. E' plausibile e molto tenero. Là fuori, in un mondo diverso in cui siamo sole fisicamente, una parte di noi cerca con tutte le forze una sponda amicale. Ma la cerca volendo, inconsciamente, affrettare i tempi, oppure travisando gli incontri e non ricordando che le proprie migliori Amiche sono arrivate in diverse fasi della nostra giovinezza. Inaspettatamente. Questo non significa che poi le Donne non sappiamo comunque fare rete. E che quindi, anche se non scatta una vera amicizia, ci saranno sempre altre Donne disposte ed aperte ad accogliere la nuova arrivata, a farla sentire a casa per alleviarle la nostalgia delle chiacchierate sul divano con la propria mamma, delle giornate in piscina con le amiche di sempre, dei ci vediamo per un caffè al volo dopo il lavoro che ti devo raccontare quella cosa. Lancio delle domande, a margine, per chi volesse fare di questo post un dibattito o, semplicemente, un racconto di sè: l'Amore che ti ha spinto a migrare è stato anche la forza per le difficoltà di integrazione nel nuovo mondo? e, pure, quanto ha contato la tua forza interiore al di là della coppia per integrarti? Hai mai pensato di tornare indietro e se sì, per cosa e/o per chi? Un abbraccio immenso a tutte le Donne. #to read La rete al femminile internazionale di: http://donnecheemigranoallestero.com/ http://www.expatclic.com/ |
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