La Costa Ovest della Sardegna respira col vento di Maestrale che qui determina la temperatura di acqua e aria, le onde del mare, i profili selvaggi delle sue coste. In Costa Ovest non attraccano traghetti, se non nella punta quasi corsa di Porto Torres (l'antica Turris Libisonis degli antichi Romani). Cosi', se decidete di sbarcare li' e scendere fino a Sud nell'arcipelago sulcitano, il viaggio sara' meravigliosamente on the road. Mi sono accorta nel tempo che, il servizio di informazioni tiristiche che dona questo mio raccontarvi della Sardegna e' utile anche a chi la Sardegna la conosce, ma che per una serie di motivi, non ha avuto modo di girarla come ho fatto io. Dunque ecco dieci imperdibili tappe da considerare nel viaggio dal nord ovest al sud est della Sardegna:
Se siete amanti del trekking date un'occhiata ai nuovi cammini sardi come quello, qui nel Sulcis, denominato Cammino minerario di Santa Barbara, che vi porta dalla zona di Iglesias a Sant'Antioco seguendo la rotta mineraria.
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E se la Sardegna fosse un luogo sabbatico? Un luogo dove rigenerarsi, scoprirsi, ascoltarsi, allontanarsi dal se' conosciuto per guardarsi in una nuova dimensione. Perché l'isola è sicuramente un posto con dinamiche altre. Non solo per il suo essere isola che pur sicuramente crea quella distanza psicologica dal dove avvengono le cose sulla terraferma e che ti fa sentire confinato, o protetto, altrove, in sintesi. Ma perché la Sardegna ha sicuramente conservato tradizioni e immaginari che la rendono unica. Come la sua lingua. Che è una lingua a parte, diversa e filologicamente indipendente dall'italiano. Come si è bilingui sull'isola, si è anche potenzialmente duali. Isolani e continentali. Marinai e manager. Vivere in Sardegna per me tanti anni e ora amarla da lontano e tornare spesso a trovarla tirando la barca della mia vita là da lei dove ho lanciato l'ancora, ha da sempre significato vedere due me stessa: la cosmopolita e la sirena, la ragazza da metropolitana e quella a piedi nudi sulla roccia. Amo la Sardegna per il dono che mi ha fatto, qualcosa di cui oggi giorno c'è un quotidiano bisogno: un diverso punto di vista. Arrivare alla meraviglia delle dune di Piscinas, fra le più alte del Mediterraneo, è un viaggio fuori dal tempo. Dalla cittadina di Arbus (ad Arbus c'è da visitare il famoso museo del coltello de is maistus, i maestri, dell'arte del coltello di questa zona della Sardegna), ad una trentina di chilometri ad ovest di Cagliari, bisogna seguire le indicazioni per le miniere di Ingurtusu. Delle miniere e della loro parabola sull'isola abbiamo già parlato in un altro post, di come abbiano portato benessere, seppur nelle condizioni di lavoro atroci, a tutta la popolazione del Sulcis. E di come poi, una volta chiuse, abbiano prodotto il più grande inquinamento mai bonificato in questa zona, oltre che una spaventosa disoccupazione che sembra irrimediabile vista l'incapacità di trovare alternative di sviluppo o di resilienza da parte degli stake-holders. (a questo proposito consiglio anche la lettura del bel libro reportage “Addio” di Ferracuti in Edizioni Chiarelettere). Insomma, arrivati alla strada delle miniere di Ingortusu e oltrepassato un caratteristico archetto creato sopra la strada stessa dalle mura delle poche case dei minatori oggi anche museo, si inizia a scendere a mare fra tornanti sterrati. Ad un tratto è là, si vede. Un'immensa prima duna di sabbia appare all'orizzonte. E' qualcosa di surreale, estraneo a molte nostre coordinate geologiche, eppure questo posto sospeso nel tempo, esiste. Solo come la magia delle dune di Sant'Anna Arresi – costa sud ovest della Sardegna – questo panorama da vuoto in scena beckettiano, assimila l'esperienza del silenzio a quella del deserto. I pochi fortunati che possono permetterselo, possono alloggiare nel piccolissimo hotel costruito in spiaggia recuperando un vecchio edificio a mare delle miniere. ledunepiscinas.com Se andate d'estate ovviamente tuffatevi. L'acqua cristallina sarà un sogno paradisiaco. Attenzione solo alle correnti in questa parte di Sardegna molto esposta a Maestrale. Words are very unnecessary, they can only do harm. Enjoy the silence. La penisola del Sinis è uno dei panorami più dolci e più incantevoli che io abbia mai visto. Un lembo di terra adagiato su un mare placido a guardare l'orizzonte, le stelle, le albe ed i tramonti. In questo piccolo spazio della Sardegna Ovest, in zona Oristano, si stanziarono prima le genti nuragiche e poi, con grande lungimiranza, i Fenici ed i Romani. C'è molto da visitare in questa zona. Nella Penisola prima di tutto la chiesetta di San Giovanni di Sinis, antichissima, risalente ad un complesso cimiteriale prima pagano e poi cristiano. Costruita in blocchi di arenaria, con destinazione di battistero alla fine del VII secolo, è una delle tre Chiese bizantine di Sardegna con la tipica pianta a croce e la cupola edificata all'incrocio dei bracci. Poi, ovviamente l'area archeologica di Tharros, nuragica, fenicia e romana, si spande lungo tutto il lembo di terra a mare che diventa pure per molti un bel posto dove andare a passeggiare. Su una piccola altura alla destra dell'antica città di Tharros, e visitabile con un biglietto comulativo, la Torre spagnola, una delle tantissime sull'Isola. Questi i reperti che le bravissime guide turistiche interne alla zona archeologica vi faranno visitare:
Ad una decina di chilometri da Thaross, rientrando verso Oristano, c'è il famoso Museo di Cabras, noto ai più da un annetto ormai, perchè è in questa zona che sono stati trovati ed esposti i giganti di Mont'e Prama. Riportati alla luce e letteralmente riassemblati (furono ritrovati in pezzi in un numero di circa cinquemila frammenti), sono oggi una trentina di statue che rappresentano pugilatori, arcieri e guerrieri più alcuni modellini di nuraghe, risalenti all'epoca nuragica di cui si indaga ancora la funzione forse funeraria. Il Museo ospita però anche molti altri reperti delle varie epoche e civilità che si sono avvicendante in questa zona fra cui anche il relitto romano di Mal di Ventre con il suo carico di mille lingotti di piombo provenienti dalla Spagna. #to visit: Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras: www.museocabras.it Area archeologica di Tharros: www.tharros.sardegna.it Penisola del Sinis: www.penisoladelsinis.it Area marina protetta "Penisola del Sinis"-Isola di Mal di Ventre: www.areamarinasinis.it #toWow: Poco più in su di Tharros, si apre una lunga lingua di sabbia che dà vita ad alcune delle spiagge più belle della Sardegna come Is Arutas e Mari Ermi. #toBusTrain: Consigliata l'automobile percorrendo la 131 e poi girando in direzione Cabras, San Giovanni di Sinis. #to eat: Cabras ed il suo stagno sono rinomati per la sua bottarga. Buon appetito!!!!! L'isola di Sant'Antioco sta alla Maddalena come l'Antartico all'Artico: diametralmente opposte, simili in apparenza con una propaggine che si chiama in una Carloforte, nell'altra Caprera, ma portatrici di uno spirito turistico diverso, selvaggia la prima, lussuosa la seconda.
L'isola di Sant'Antioco è stata abitata fin dall'antichità come dimostrano le numerose Domus de Janas, il complesso nuragico di Grutt'i Acqua e di Corongiu Murvonis, e poi le numerosissime vestigia del passaggio dei Fenici (col nome di Sulki), dei Cartaginesi, e dei Romani (col nome di Sulci poi odierna regione del Sulcis), fino allo spopolamento nel lungo periodo medievale ed il ripopolamente avvenuto solo a metà dell'ottocento grazie all'intervento dell'Arcidiocesi di Iglesias. Fertilissima nella sua piana centrale, Canai, ed esposta ai venti di Maestrale, l'isola è uno scrigno di archeologia e di mare. Ecco le dieci tappe imperdibili per chi vuole visitare questa appendice di Sardegna. Let's go SouthWest. 1. Museo Archeologico Barreca: in questo museo, ora anche multimediale e con accesso ai non vedenti, sono conservati tutti i reperti che ripercorrono la storia archeologica dell'isola dal periodo nuragico a quello fenicio, poi punico, poi romano. Le guide della Cooperativa Archeotur vi faranno poi visitare l'antico Tophet, luogo suggestivo dove venivano conservati in delle urne votive le ceneri dei bambini morti prima del tempo. 2. Museo Etnografico e Villaggio ipogeo: per conoscere gli usi e costumi del paese bisogna unire alla visita del Museo Archeologico anche la visita alla parte etnografica, ma imperdibile risulta il villaggio ipogeico, dove visse la popolazione santantioghesa dai tempi del ripopolamento dell'isola a metà dell'ottocento fino quasi ai giorni nostri, sfruttando le cavità delle tombe puniche. 3. Basilica di Sant'Antioco: costruita nel medioevo su quella che fu la tomba del santo medico della Mauritania, Antioco, riconosciuto dall'agiografia dopo il martirio avvenuto nel III sec. d.C., è Basilica giubilare e antichissima. E' possibile anche visitare le catacombe con una visita guidata organizzata da una giovane cooperativa di ragazzi che trovate già dentro la chiesa. 4. Museo del Bisso: è di pochi giorni la notizia che nonostante una petizione internazionale, i locali del Museo del Bisso sono stati temporaneamente chiusi in attesa di una nuova collocazione. Non cambia però il cuore della faccenda. Chiara Vigo, una delle ultime tessitrici di questa tela del mare presa da un mollusco chiamato Pinna Nobilis, allieva della scuola del Bisso di Sant'Antioco, vi racconta con magia e candore della sua arte millenaria. 5. Saline di Sant'Antioco: conosciute fin dai tempi antichissimi, almeno fenici, ebbe un grandissimo sviluppo nello scorso secolo quando il sale veniva raccolto a mano e mediante l'uso di muli e caricati su piccoli treni merci fino al vicino porto commerciale. Oggi proprietà dell'AtiSale, produce sale disgelante venduto in tutta Europa. Fate una passeggiata per il lungo sentiero che dal ponte romano vi porta fino alle montagne di sale per ammirare i numerosissimi fenicotteri e la straordinaria biodiversità, oppure con la bicicletta percorrete lo stesso percorso fino a Porto Botte, in zona San Giovanni Suergiu. Rigenerante. 6. Complesso nuragico di Grutt'i Acqua: scarsamente curato negli anni, purtroppo, questo luogo ci ricorda una delle città nuragiche costiere più importanti del SudOvest sardo. E' ancora visibile anche se non totalmente, il nuraghe centrale con le delimitazioni delle capanne dove viveva la popolazione, oltre che un pozzo sacro, più piccolo e meno ben conservato di quello di Santa Cristina a Paulilatino, ma pur sempre suggestivo, luogo dove, richiamandosi al culto ctonio dell'acqua, venivano celebrati riti di purificazione. 7. Tomba dei Giganti: a quasi un chilometro dal complesso nuragico di Gritt'i Acqua, si trova la sua estensione cimiteriale, la Tomba dei Giganti di Su Niu e Su Crobu: queste tombe comuni furono chiamate dei giganti per la loro forma allungata dove si pensava fossero seppelliti degli uomini dalle grandi proporzioni fisiche. Sempre chiuse da una porta all'entrata, oggi non visibile se non nel suo architrave, le tombe venivano anche utilizzate, nell'esedra esterna che ricorda nelle linee le corna del Dio Toro, per i riti dell'incubazione. 8. Menhir e Domus de Janas: i due Mehnir di sa para e sa mongia (il prete e la suora) si incontrano prima del ponte romano guardando sulla sinistra anche se non sono mai stati messi in rilievo e ad oggi risultano poco conosciuti. Sono comunque da notare per chi dovesse fermarsi di là per fare delle foto panoramiche alla laguna e all'isola prima di accedervi dal ponte per notare le vestigia dell'epoca preistorica nel Sulcis. Invece la Domus de Janas in località is Pruinis sulla strada che porta alle spiagge è esempio dell'epoca prenuragica. Entrambi sono misteriosi: i due menhir con le loro incisioni femminili e maschili, coppelle e pugnale, la domus de janas, tomba delle fate, con le sue raffigurazioni del Dio Toro (le corna) e della Dea Madre (le spirali di acqua). 9. Spiagge: nell'isola, a seconda del vento, si può scegliere dove andare a tuffarsi per intercettare la giornata di mare migliore. Si può quindi scegliere fra spiagge dorate: Maladroxia, Coeguaddus a sud ovest nel comune di Sant'Antioco, Spiaggia grande, Le Saline, SottoTorre a nord nel comune di Calasetta; e cale rocciose blu cobalto: zona ovest dell'isola, imperdibili: Turri con la sua torre, Is Praneddas, Cala Sapone, Cala della Signora, Cala Grotta. 10. il nuovissimo MUMA, museo del mare e dei maestri d'ascia ovvero i costruttori di piccole imbarcazioni utili alla pesca di cui il paese di Sant'Antioco ancora vive. Il complesso ospita anche un hotel con un delizioso bar all'aperto interno. #toAgenda Sant'Antioco è uno dei paesi più vivi del Sud-Ovest sardo. In estate ci sono molti eventi, ma anche d'inverno si tenta di coinvolgere la popolazione ed i pochi turisti in appuntamenti interessanti. Visitate il sito del Comune per tenervi aggiornati: http://www.comune.santantioco.ca.it #toEat *Ormai un luogo di culto, il birrificio pizzeria Rubiu che ha vinto molti premi e continua a crescere di qualità. www.rubiubirra.it/ *Una sosta per un buon aperitivo al Flamingo Cafè, giovane e frizzante bar dove potrete trovare anche i quadri di giovani artisti locali ed una interessante libreria per il book-crossing. #toSleep Alcune idee: Gaulos B&B www.gaulosbb.com/ Il Sentiero B&Biò www.ilsentierob-bio.com La Jacaranda www.lajacaranda.eu Tonnara Camping CalaSapone www.campingtonnara.it/ #toRead *Le saline di Sant'Antioco : cronaca di un viaggio virtuale / Testi di Giuseppe Floris e Sergio Todde ; fotografie di Giuseppe Floris. - °S.l. : s.n.é, c2001 (Monastir : Grafiche Ghiani). - 32 p. : ill. ; 30 cm. - (In testa al front.: Centro di documentazione multimediale sulle zone umide della Sardegna. *S. Antioco, guide ed itinerari, Carlo Tronchetti, Carlo Delfino Editore (.pdf) *Il museo archeologico comunale F. Barreca di Sant'Antioco, Piero Bartoloni, Carlo Delfino Editore. *Torre Canai S. Antioco, Italia Nostra. #toWow Il tramonto a Nido dei Passeri, scogliera sul lato Ovest dell'Isola. Mozzafiato. #toBusTrain L'isola di Sant'Antioco è raggiungibile: * in macchina da Cagliari attraverso la SS130 con svolta a Villamassargia e poi direzione Carbonia-Calasetta. * in bus dal capolinea della Arst in Piazza Matteotti a Cagliari: www.arst.sardegna.it/ * in treno con la linea Cagliari-Villamassargia-Iglesias con i treni diretti a Carbonia o con il cambio treno a Villamassargia. A Carbonia si deve prendere un bus nel piazzale centrale della Stazione con direzione Calasetta: www.trenitalia.com |
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Agosto 2019
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