Qualche volta mi viene chiesto di accompagnare abbronzati turisti dei Resort del Sud Sardegna a visitare la città di Cagliari. Ogni volta, è una piccola felicità. Non solo perchè fare la guida turistica è una professione che, nel tempo, mi piace sempre di più ed ho scoperto come mia, come affine alle mie corde (parlo tanto, c'è tanta gente, si va sempre in giro, c'è sempre qualche nuova scoperta), ma anche perchè ogni volta constato che, chi viene a fare le vacanze sull'Isola con l'obiettivo di stare in spiaggia un'intera settimana, è invece attirato da altri stimoli, non di meno da quello che può offrirgli culturalmente Cagliari, città sconosciuta anche agli Italiani. Di Cagliari non si sa che è una città giovanissima, complice un'ottima Università in cui si riversano non solo la metà dei Sardi, ma anche altri giovani dall'Italia e dal Mondo (ci sono tantissimi studenti in programma Erasmus, per esempio); di Cagliari non si sa che è una città con una movida ed una frizzante vita culturale da decenni, ci sono molti cinema, un teatro lirico ed un teatro di prosa dai cartelloni sempre attenti alle novità; forse si sa, o non si sa, che ha un Lungomare, da poco rinnovato, che fa invidia alla barceloneta di Barcellona; e,non si sa, che custodisce nello scrigno del suo centro storico e oltre, tantissime testimonianze architettoniche, storiche, archeologiche. Così a voi, come a quelli che salgono sul bus di fronte al porto - Cagliari città sull'acqua e nell'acqua del suo mare e delle sue saline ("water, water everywhere, nor any drop to drink!" diceva qualcuno) - racconterò una carrellata di appunti in movimento su questa città, rimandandone altri alla vostra curiosità, o ad altri post. Un tempo, siamo in epoca pisana, XIII secolo, Cagliari era una città fortificata, stretta nei suoi quattro quartieri: Stampaxi, Marina, Castello, Villanova. La città aperta sul mare che vediamo oggi, con il suo porto, e la sua passeggiata sotto i portici della via Roma è stata pensata solo dopo il Regio Decreto del 1866 con cui Cagliari veniva cancellata dall'elenco delle piazzeforti del Regno d'Italia. Da allora si demolirono le mura e nell'arco di cento anni si costuirono gli odierni palazzi con le facciate Liberty a mare ognuno promosso e abitato da una delle famiglie nobili della città. I quattro quartieri fortificati di Cagliari avevano tutti una denominazione, diremo, d'uso. Castello era la rocca dove abitavano le famiglie nobiliari. La Marina era dedicata alle attività marinare. Villanova, alla destra della ideale carta della città, era il quartiere delle attività agricole. Mentre Stampace, Stampaxi, probabilmente derivante dalla formula di saluto "Stai in pace", era caratterizzato dalle attività artigianali. Molto di quello che vediamo oggi è Cagliari è di stampo medievale, tra l'altro molto è stato anche riscotruito dopo il tremendo bombardamento del 1943, durante la seconda guerra mondiale, che distrusse buona parte della città, ma ovviamente dobbiamo pensare che anche in questo caso, la città è testimonianza delle varie stratificazioni di civiltà che si sono avvicendate in Sardegna, a partire dai nuragici, ai fenici che la chiamarono Karalis, ai cartaginesi, ai Romani. Nel Medioevo Cagliari fu sede di uno dei quattro Giudicati di Sardegna per poi passare sotto le mani dei Pisani, degli Aragonesi, degli Spagnoli e poi, infine, dei Savoia, prima della costituzione dell'Italia odierna. Da Piazza Yenne, centro nevralgico della moderna città, si arriva a Largo Carlo Felice dove c'è il famoso monumento al re sabaudo di Sardegna, vestito in abiti togati romani e con il braccio teso ad indicare l'inizio della strada più importante di Sardegna, fatta costruire dal re, che collega Cagliari a Sassari e, nella sua deviazione ad Est, ad Olbia. La leggenda dice che, visto che la statua ha il braccio che non indica effettivamente il vero inizio della strada, ma la sua parte opposta, fu in verità posizionata, sbadatamente, al contrario. E' pur vero che il sistema viario sabaudo ricalcò, quasi interamente, quello già costruito in epoca romana: da Cagliari attraverso Nora fino al porto di Sant'Antioco/Sulci; da Cagliari a Tharros fino a Turris Libisonis, l'odierna Porto Torres, altro porto; con deviazione verso Olbia/Terranova. Oltre alle varie strade che portavano a zone di interesse come quelle termali, Acquae Napolitanae/Sardara e Forum Traiani/Fordongianus in primis, passando per Ad Medias/Abbasanta. Salendo sul colle di Bonaria, abbiamo davanti l'imponente Basilica in pietra calcarea bianca che custodisce una delle storie più belle della città. Siamo nel 1216. Lamberto Visconti, fratello del podestà di Pisa e giudice di Gallura, convince la Giudicessa di Cagliari, Benedetta, a donargli Castello. Ma, nel 1297 Bonifacio VIII, con la bolla Super Reges, crea il Regno di Sardegna e Corsica e lo concede agli Aragonesi. Giacomo II, sovrano d'Aragona, deve però scacciare i Pisani e così manda l'infante Alfonso sull'Isola che decide di accampare le sue truppe sul colle di Bonaria. Sul colle Alfonso fece già costruire una chiesetta che è quella che oggi vediamo alla sinistra della basilica, dedicata alla Vergine Maria, prima di conquistare definitivamente la città nel 1324 e spostare, dunque, la sua dimora a Castello. E' proprio in questo lasso di tempo che accade il miracolo che rende sacro questo colle. Nel 1370 una nave spagnola fu colta da una tempesta di fronte a "su siccu", l'insenatura di fronte al colle. Per alleggerire la nave, i marinai iniziarono a gettare il carico in mare, fra cui una cassa di cui non si conosceva il contenuto. Si narra che appena questa cassa toccò il pelo dell'acqua, la tempesta svanì immediatamente e il mare si fece all'improvviso calmo. Una volta a terra, i marinai decisero di aprire la cassa e vi trovarono all'interno la statua della Vergine Maria che ancora oggi è conservata nel Santuario. Chiamarono questo simulacro del "buen aire", della "buona aria", Bonaria, appunto, per ricordare il miracolo a cui avevano assistito. Da allora la Madonna di Bonaria è la protettrice dei naviganti. E furono infatti proprio dei marinai spagnoli che, arrivati in Argentina, fondarono la citta di Buenos Aires, dandole il nome del simulacro che si trova in terra sarda. I frati Mecedari, che officiavano nella chiesetta sul colle, decisero quindi di edificare una chiesta più grande, la Basilica che oggi vediamo, la cui prima pietra fu posta nel 1704. Dal Belvedere di Monte Urpinu ("volpino") possiamo ammirare le splendide saline di Molentargius, oggi Parco naturale regionale. Molentargius deriva da "molente" che in sardo è il mulo con cui, un tempo, veniva portato il sale raccolto nelle Saline. L'estrazione del sale in Sardegna qui a Cagliari come in altre zone salmastre, pensiamo a Macchiareddu o Sant'Antioco solo per la zona sud-ovest, risale sicuramente all'epoca romana. Un'iscrizione del 150 a.C. trilingue, punica, greca e romana, è una dedica ai salinieri; ed un'altra del V secolo d.C. parla di una comunità di salinieri cristiani, gli immunes salinarium. In epoca giudicale, lo sfruttamento del sale fu concesso ai monaci vittorini, poi ai Pisani; agli Aragonesi che introdussero il sistema delle "comandate" ovvero l'obbligo per tutti gli abitanti della zona di fornire forza lavoro creando non pochi problemi all'agricoltura svolgendosi l'estrazione nel periodo estivo, lo stesso della raccolta delle messi e dell'uva; agli Spagnoli, che introdussero il monopolio regio sul sale; ed ai Savoia che riuscirono ad esportare il sale cagliaritano nel Nord Europa, utilizzando come forza lavoro anche i prigionieri piemontesi, trasformando le Saline in una vera industria saliniera. Negli anni Trenta c'era qui un vero e proprio villaggio del sale fino alla sospensione delle attività nel 1985. Lo stagno di Molentargius ospita una ricchissima biodiversità di cui, l'elemento simbolo, è il fenicottero rosa, da molti anni ormai, nidificante in Sardegna. Come forse saprete, il colore rosa del fenicottero deriva dai crostacei, in primis l'Artemia salina, che questo mangia attraverso una ghiandola situata vicino agli occhi che espelle poi il sale in eccesso dalle narici. Il fenicottero è un animale gragario, vive in coppie, la cui costituzione viene decretata da una vera e propria scenografia detta, appunto, parata nuziale, una serie di figure di danza ripetute da tutti i membri del gruppo. L'uovo che si schiude dopo circa 28 giorni, è covato sia dal maschio che dalla femmina. Il pulcino viene allevato in una specie di asilo, un gruppo sorvegliato da alcuni adulti, fino a che dopo un centinaio di giorni, impara a volare e a rendersi indipendente. Dall'acqua risaliamo sul punto più alto del colle di Castello. Il centro storico di Castello custodisce tutta la storia medievale di Cagliari. La Torre di San Pancrazio, come la Torre, più in basso nel Bastione Santa Croce, dell'Elefante (simbolo di forza e fedeltà) fu eretta nel 1305 in epoca Pisana e ci racconta la fortificazione della città contro gli Aragonesi. Piazza Aresenale era uno spiazzo costruito con funzione di trappola: la porta S'Avanzada, infatti, dava l'illusione al nemico di essere entrato nella rocca ed invece si sarebbe trovato in uno spazio angusto proprio sotto la Torre. La porta di fronte, invece, fu monumentalizzata in epoca sabauda e dedicata a Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice. In quello invece che fu l'aresenale, oggi ci sono una serie di musei importantissimi, in primis quello archeologico che conserva moltissimi reperti dall'epoca megalitica ad oggi. Vi consiglio una visita per fare una carrellata storica della Sardegna, per vedere i famosi bronzetti nuragici, ma, soprattutto, per guardare negli occhi i maestosi Giganti di Mont'e'Prama, finalmente esposti dopo decenni di scavi e riscotruzioni. Ritrovati nel Sinis, vicino ad Oristano, sono databili IX-VIII secolo a.C. quindi in tarda età nuragica. Nulla però di così imponente, tranne il nuraghe si conosceva di questa civiltà. Soprattutto perchè, se la datazione è giusta, questi kolossi sono antecedenti ai kouroi greci. Probabilmente facevano parte di un santuario che ricordava degli eroi con accanto delle miniature di nuraghe. Considerate che in epoca aragonese poi, i sardi potevano entrare in questo quartiere solo per lavorare durante il giorno e che, allo squillare di una tromba al tramonto, dovevano uscire, pena la morte. Così come il ghetto ebraico più sotto che accoglieva gli ebrei, poi scacciati nel 1492 da ogni territorio aragonese, che dovevano portare sul braccio il simbolo di una rotella seppur ricercati come artigiani e medici. Di fronte a noi abbiamo il palazzo della Loggia Massonica e proseguiamo alla nostra sinistra, nella arruga fabrorum, fino al Palazzo Regio aragonese, sede del primo parlamento sardo, e oggi sede della Provincia e alla Cattedrale. La Cattedrale di Santa Maria venne costruita nel XIII secolo, stile pisano romanico. La facciata fu rifatta più volte, anche in stile barocco, ma oggi riprende lo stile dell'epoca ispirandosi a Santa Maria dei Miracoli di Pisa. Nei tre portali potete notare le rappresentazioni dei patroni della città: San Saturino e Santa Cecilia. All'interno la cattedrale è semplice ma bellissima e ha degli elementi importanti di cui fare menzione. Innanzi tutto, il pulpito di Mastro Guglielmo del 1312, diviso fra la parte collocata all'interno del portone di accesso con personaggi in abiti medievali e decorato con scene prese dal Vangelo e la parte posta alla base dell'altare con i suoi quattro leoni. Ai lati dell'altare le due cappelle. A sinistra la cappella in stile pisano dedicata al Sacro Cuore. Alla destra la cappella in stile aragonese che si dice abbia ospitato una spina della corona di Gesù. Sotto l'altare potrete visitare la cripta che conserva, come si usava al tempo, i resti dei martiri ritrovati nelle necropoli della città, fra cui San Lucifero, vescovo di Cagliari, e San Saturnino, patrono della città. Ciascun personaggio raffigurato tiene in mano una foglia di palma, simbolo del martirio. Alla fine della nostra passeggiata, prima di inoltrarci nelle vie dello shopping (Via Manno e Via Garibaldi) e della movida cagliaritana (la Marina), diamo uno sguardo panoramico della città dall'imponente Bastione di San Remy, costruito in epoca sabauda come celebrazione della casa Savoia. Da vedere ancora: Sant'Eulalia, San Saturnino, la Grotta della Vipera, l'Anfiteatro romano, il Giardino Botanico, l'orto dei Cappuccini, il Castello San Michele, tutti siti bellissimi, sparsi per la città. Enjoy!
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