- Chi hai detto che è? Per raccontare e fantasticare c'è bisogno di meraviglia. Le storie poi arrivano e un nuovo mondo immaginario si popola d'incanto. Omero, Le mille e una notte, Dante, Shakespeare, Proust, Calvino, Saramago. Un universo infinito di personaggi, parole, intrecci che mai si sono bissati come le musica che non ripete mai se stessa nonostante sia imbrigliata in sole sette note. In verità alcuni punti fermi ci sono. Alcune abitudini, potremmo dire, un schema, un modello che da sempre la letteratura segue. E' come l'antropologia del mondo di Jared Diamond in “Armi, acciaio, malattie”, o la piramide di Maslow. E' come lo studio delle religioni comparate nel “Ramo d'Oro” di Frazer. La meta-letteratura, come il meta-teatro, cerca di dare una spiegazione alla creatività e riduce le infinite capacità umane di composizione del meraviglioso in alcuni tratti salienti e comuni. Ad esempio la letteratura americana è quasi sempre riconducibile alla contrapposizione fra la Natura selvaggia e sconosciuta (la balena Moby Dick) o altra e quindi peccaminosa (la protagonista de “La lettera scarlatta” con la sua A di adultera o di America in quanto nuovo continente) e il raziocinio umano (Akhab) con i suoi dettami religiosi (il protagonista de “La lettera scarlatta” che è un reverendo arrivato dall'Europa come i pellegrini della Mayflower). A questo proposito si veda il saggio “La macchina nel giardino” di Leo Marx O il teatro giapponese kabuki in cui gli attori si muovono improvvisando su modelli di voce, spazio, gesti, simbolismi, rendendo queste rappresentazioni da una parte identificabili ed uniche al mondo, dall'altra sempre diverse. Un po' come Bollywood. Ora. Tutto ciò per dire che l'arte dello storytelling nasce da questo presupposto. Esistono dei meccanismi di scrittura, delle tecniche di narrazione emozionali, che fanno sì che una storia sia possibilmente migliore come intreccio e più efficace dal punto di vista delle conseguenze emotive sul lettore/astante di altre. Perché se si conoscono gli ingranaggi ed i tasti da spingere, si sa come far funzionare la mente ed il cuore umano. Esistono delle apicalità esistenziali, il gioco, l'amore, il lavoro, la fine o morte, che dovrebbero sempre essere usate nelle storie e diventano una sorta di archetipo perenne. E i metadiscorsi: il mito della guarigione, il mito dell'avventura o fuoco prometeico, il mito della rinascita o salvezza. Lo schema narrativo canonico vede sempre questo iter: eroe – viaggio- destino – un tesoro da raggiungere – un oppositore con cui si lotta – un pathos tragico con altri personaggi. Un ciclo chiuso con un inizio ed una fine. Il viaggio dell'eroe ha sempre questo schema: il mondo ordinario – il richiamo all'avventura – il rifiuto a tale richiamo – il varco della prima soglia – la prova centrale – la ricompensa – il compimento. Ci sono un paio di corsi di specializzazione che sarebbero in teoria imperdibili.
L'immaginazione parte così. Si ha una visione. Si scrive una scena che può essere in ogni punto della storia. E poi si comincia. Questa è la prima visione del mio nuovo romanzo. Ma come insegnerebbe qualche maestro di scrittura creativa, può essere una visione iniziale anche per voi. Ognuno di noi potrebbe, da queste righe, scrivere una storia, una musica, completamente diversa. Un alfabeto emozionale infinito. A voi la penna. Di fronte a questo mare, così, sembra che siamo delle altre persone, dice lei. Forse lo siamo, risponde lui. Forse siamo i noi due che saremmo stati se fossimo vissuti qui. E cosa saremmo stati qui?, chiede lei, disincantata. Semplicemente marito e moglie, risponde lui guardando l'orizzonte.
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Agosto 2019
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